Il marketing telefonico non è mai stato invadente come in questi ultimi anni. L'inefficacia dei controlli degli organi di garanzia preposti e l'evidente incapacità del Ministero dello Sviluppo Economico di regolamentare un mercato che si muove attraverso schemi e meccanismi totalmente ignoti alla classe politica hanno favorito la proliferazione di una rete di intermediari - e relativi call-center - mossi da un unico, grande scopo: convincervi ad acquistare il prodotto, o più spesso il servizio, a qualsiasi costo.
Tra i principali utilizzatori di questo infausto metodo di vendita vi sono nomi estremamente illustri del panorama multimediale italiano ed internazionale:
- ENI, che pur di vendervi l'ultima offerta Gas & Luce che ha messo a punto in questi ultimi mesi arriva a mettere in bocca alle proprie società fake-news siderali. Tra le panzane più divertenti che mi è capitato di sentire, cito le seguenti: "stiamo rivedendo i contratti troppo cari e abbiamo notato che il suo...", "stiamo abolendo la tariffa bioraria e ci risulta che lei...", "abbiamo appena abolito i costi fissi che lei sta pagando al suo attuale operatore, per un risparmio di almeno..." : venghino signori, venghino!
- TIM e Telecom, che dopo un biennio terrificante e pieno di disservizi sia sul mobile che sulle linee dati sta ricostruendo la propria rete di commerciali e società sussidiarie a spese - come sempre - della pazienza del povero contribuente, costretto a subire decine di chiamate alla settimana se ha la sventura di avere una Partita IVA e/o di essere menzionato in una visura camerale. La frase preferita: "Sono il consulente TIM assegnato alla sua zona: vorrei incontrarla per rivedere i servizi che ci risulta avere o avere avuto in passato con noi...". Torna a casa, Lassie!
- Vodafone, la regina dei subappalti, le cui chiamate sono particolarmente spassose: "c'è un consulente che si trova CASUALMENTE nella sua zona proprio in questi giorni, va bene se glielo mando?". Senza impegno, ovviamente, salvo perdere un'ora a spiegare all'impavido consulente che la "soluzione" che lui propone è inadatta alle nostre esigenze, più costosa dell'offerta già sottoscritta con altro operatore o addirittura, nei casi più eclatanti, che abbiamo già un abbonamento Vodafone (!)
- SKY e Fastweb, ultimamente in leggera flessione a seguito delle non brillanti performance economiche degli ultimi due anni, ma sempre molto attive a livello territoriale con il loro network di piazzisti: speriamo che, oltre alle telefonate, diminuisca anche il numero di volantini, flyer e affissioni più o meno abusive con cui i loro partner continuano a sommergere gli edifici residenziali di tutte le città coperte dal servizio.
- Google, la cui divisione italiana - che non per niente fa solo marketing e promozione territoriale - ha commesso il tragico ed ingenuo errore di "fidarsi" di una serie di società italiane che si occupano di SEO concedendo loro una "partnership" per alcuni dei loro prodotti, in particolare Google Maps. Questa "concessione" ha avuto lo spiacevole effetto collaterale di far sentire autorizzati questi signori a proporre i loro servizi presentandosi come Google... Si, avete capito bene! Non come Google Partner, ma proprio come Google in persona! "Buonasera, è Google, stiamo inserendo la vostra società su Google Maps e ci servirebbe incontrarla per..."
Questa tecnica di spacciarsi per il cugino figo è particolarmente efficace in un paese come l'Italia, dove il manager medio non è culturalmente equipaggiato per distinguere il padreterno dal prete. Ve la immaginate la faccia dell'A.D. italiano medio quando si sente dire che sta parlando con Google in persona? La sua mente corre subito alla copertina dell'ultimo numero di Forbes, o di People, o dell'ultimo inserto del Sole 24 Ore: comincia a chiedersi se dall'altro capo della cornetta ci sia Sergey Brin o Larry Page, mentre in realtà c'è solo una povera operatrice precaria che tenta disperatamente di piazzare un' inutile gamma di "pacchetti" di pubblicazione diretta su Google dai nomi carichi di anglicismi e modernità: "preferisce il servizio Top Business, Top Business Pro o Top Business Social Plus?"
Tutto questo, inutile dirlo, continua a verificarsi a dispetto dell'imminente entrata in vigore del nuovo Regolamento Europeo sulla Privacy, più noto come GDPR, che pur obbligando le aziende a dotarsi di una complessa struttura di gestione del dato personale, mostra enormi lacune in tema di protezione del consumatore (o se preferite, del cittadino) dall'utilizzo scriteriato di queste tecniche di somministrazione del messaggio promozionale. Del resto, il GDPR non sarà che uno strumento nelle mani del nostro Garante della Privacy, che come ben sa chiunque si occupa professionalmente di privacy e sicurezza dei dati non sempre dimostra di avere una buona mira: migliorerà qualcosa con questo nuovo fucile? Staremo a vedere.
Non mi dilungherò oltre su queste infauste pratiche, della cui esistenza dobbiamo ringraziare un paese ancora governato da persone sostanzialmente incapaci di comprendere, prima ancora che di gestire opportunamente, fenomeni del genere: del resto, della situazione italiana in tema di libero mercato in libero marketing (e relativi abusi) abbiamo già avuto modo di dire quando parlammo di opt-out e, soprattutto, di marketing online.
In questo articolo vi parlerò invece di HIYA, lo strumento da utilizzare per difendersi da questi approcci indesiderati. Si tratta di una applicazione per dispositivi mobili (Android, iOS e Windows Phone) che fornisce una serie di servizi per personalizzare la nostra esperienza telefonica, con particolare riguardo alle chiamate in arrivo.
In dettaglio, queste le funzionalità principali:
- Identificazione delle chiamate in arrivo, con segnalazione di possibile/probabile SPAM.
- Blocco automatico delle chiamate indesiderate attraverso blacklist e spamlist predefinite e/o personalizzabili.
- Strumenti di segnalazione e feedback in tempo reale.
Si tratta di un prodotto piuttosto giovane, che nasce nel 2016 come successore di un servizio analogo - molto utilizzato negli Stati Uniti - noto come Whitepages Caller ID. Dopo un periodo iniziale di partnership con Samsung, la app è oggi disponibile per tutti i principali dispositivi mobili. Rispetto al predecessore, Hiya è caratterizzato da un approccio community-driven, che sfrutta le esperienze e le segnalazioni della rete di utenti attraverso una serie di algoritmi dedicati (tra cui il Robocall Radar, che identifica le chiamate automatiche) al fine di suddividere i vari chiamanti in diversi livelli e categorie di "indesiderabilità".
In buona sostanza, dunque, si tratta di uno spam-filter applicato alla telefonia mobile con potenti funzionalità di machine-learning. Il valore aggiunto è costituito dal meccanismo di segnalazione, che consente di effettuare un report puntuale e personalizzato del numero chiamante: per il momento i benefici si limitano agli altri utenti, ma in futuro è auspicabile che queste segnalazioni possano essere inoltrate ad enti dedicati che potrebbero persino - qualora la difesa della Privacy del consumatore fosse davvero una priorità - prendere le contromisure del caso o adire le vie legali.
Del resto, quale opportunità migliore per il Garante della Privacy che utilizzare un servizio del genere - peraltro assolutamente gratuito e senza pubblicità - per svolgere la sua funzione di controllo?
Ad ogni buon conto, vi invito a scaricare Hiya per il vostro telefono cellulare e utilizzarlo ad ogni occasione utile: se come me siete tempestati da questo tipo di chiamate, ci sono buone possibilità che diventi ben presto la vostra applicazione preferita!
P.S.: Questo articolo non è stato sponsorizzato in alcun modo e nessuno degli autori che scrive su questo blog lavora per Hiya: le opinioni espresse sono frutto del libero pensiero dell'autore.